Anno 2020, economia e finanza: la prima crolla, la seconda nuota in un mare di liquidità. Pil mondiale -3,5%, reddito da lavoro globale -8,3%, indice delle Borse Msci World +11,5%. La bolla Bitcoin, le penny stocks, GameStop: speculare con i sussidi pubblici
Mettiamo insieme alcuni dati.
Il 26 gennaio il Fondo monetario internazionale aggiorna il World Economic Outlook sull’economia globale del 2020: nell’anno della pandemia da Covid-19, il Pil mondiale registra un calo del 3,5%. Un numero senza precedenti, evidenzia il documento. Con l’eccezione della Cina (e altre economie asiatiche, come il Vietnam), in territorio positivo, i dati sono negativi (vedi Grafico 1, pag. 7): si va dal -11,1% della Spagna al -7,2% dell’Eurozona al -3,4% degli Stati Uniti, e via a seguire. Per tornare ai livelli pre-pandemia, sottolinea il report, non basteranno né il 2021 né il 2022, e i numeri previsionali sono aleatori perché molto dipende dalle campagne di vaccinazione, da eventuali nuove ondate, dalle varianti del virus che si affacceranno. Una sola cosa è certa: la crisi economica lascerà povertà e diseguaglianza, e spingerà 90 milioni di persone in una indigenza estrema tra il 2020 e il 2021.
Il 25 gennaio l’Organizzazione internazionale del Lavoro (OIL) pubblica la settima edizione della “Nota OIL Covid-19 e il mondo del lavoro. Stime e analisi aggiornate sull’impatto del Covid-19 sul mondo del lavoro”. Lo studio (vedi Grafico 2, pag. 9) stima al 8,8% la perdita delle ore lavorate a livello globale nel 2020, pari a 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno (calcolati su una settimana lavorativa di 48 ore); è una perdita quattro volte superiore a quella registrata nella crisi del 2009. Parallelamente il reddito da lavoro mondiale è diminuito del 8,3%, per un importo di 3.700 miliardi di dollari, corrispondenti al 4,4% del Pil globale (dato che però non prende in considerazione le misure di sostegno al reddito messe in atto nei diversi Paesi, che hanno momentaneamente mitigato l’impatto della recessione). Le previsioni per i prossimi 12 mesi vanno da uno scenario ottimista a uno pessimista, in entrambi i casi non basterà il 2021 per uscire dalla crisi.
Questo per quanto riguarda l’economia reale.
Se ci spostiamo su quella finanziaria, prima di tirare le somme dell’anno del Covid è significativo andare al 7 dicembre scorso, quando al Chicago Mercantile Exchange (il principale mercato di titoli derivati sulle commodity) viene per la prima volta quotato un future sull’acqua. Senza entrare in tecnicismi, per quanto l’operazione in sé sia circoscritta – il sottostante del future è il Nasdaq Veles California Water Index, l’indice che rappresenta il prezzo di riferimento dei diritti sull’acqua in California – essa rappresenta il passo iniziale verso la speculazione finanziaria su una risorsa unica e indispensabile alla vita. Nessuno nel mondo finanziario aveva osato tanto, fino a oggi. E non sono secondari due aspetti. L’operazione è stata fatta in piena pandemia, quindi con l’attenzione dell’opinione pubblica rivolta ad altro, e in una fase di crisi mai conosciuta finora, per tipologia, complessità e ampiezza – economica, sociale, politica, sanitaria ecc. Seconda questione: il primo titolo potenzialmente speculativo sull’acqua guarda alla California, terra contraddistinta negli ultimi anni da siccità e incendi, e quindi scarsità d’acqua.
Il 31 dicembre arrivano infine i dati 2020 dei mercati finanziari: l’Msci World, l’indice globale che sintetizza l’andamento delle Borse azionarie dei Paesi avanzati, segna +11,5% – con i dovuti distinguo da Paese a Paese (vedi Grafico 3, pag. 10), che non dipendono da quanto duramente abbia colpito il virus (basta guardare gli indici statunitensi) ma dalla tipologia delle aziende quotate, ossia quanto sul listino complessivo pesino i titoli tecnologici, farmaceutici ecc., la cosiddetta “lockdown economy” (1). In aggiunta, nei primi giorni del 2021 arrivano nuovi record, con la capitalizzazione mondiale delle Borse che raggiunge 103 mila miliardi di dollari – superiore al Pil del pianeta, fermo intorno a 88 mila miliardi. Questo per quanto riguarda le azioni. Si affianca poi un mercato globale delle obbligazioni di 60 mila miliardi fra titoli di Stato e corporate (ossia emessi da imprese). Da questi numeri è infine escluso il mercato dei derivati finanziari pari, in valore nominale, a circa 33 volte il Pil mondiale.
Nell’anno della pandemia quindi, globalmente, la finanza ha manovrato miliardi di dollari e registrato guadagni, mentre altrettanto globalmente il mondo reale andava (e continua ad andare) in pezzi, dal punto di vista economico, politico, sociale, umanitario.
Un mare di liquidità
Nessun analista finanziario ha più il coraggio di negare la bolla, anzi, ormai tutti ne parlano esplicitamente. Ma questa presa d’atto non crea di per sé criticità. Wall Street è in fase rialzista da dodici anni, non è storicamente mai accaduto; la bolla era già evidente negli ultimi mesi del 2019 (2) e la pandemia l’ha ulteriormente gonfiata…
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