Sindemia: a morire sono i poveri. Cosa mostrano i dati del Center for Disease Control and Prevention statunitense e quelli dell’ultimo rapporto Istat: perché non si tratta solo di comorbidità con malattie croniche e di accesso al sistema sanitario, ma anche di classe sociale. E cosa ci dice sulle diseguaglianze future
Secondo lo storico austriaco Walter Scheidel (classe 1966), il gran numero di decessi causati dalle catastrofi, come la peste, le guerre o le grandi siccità, avrebbe nel lungo periodo un effetto benefico sull’economia. Nel suo libro The great leveler: violence and the history of inequality from the stone age to the twenty-first century (Il Mulino, 1989), Scheidel sostiene che gli shock violenti causati da gravi eventi avversi giochino un ruolo cruciale nel ridurre la disuguaglianza, perché la scarsità di forza lavoro che ne consegue spinge verso l’alto i salari. Pare purtroppo che “la grande livella” non stia affatto funzionando con la pandemia da Covid-19. Sembra anzi che il coronavirus produca l’effetto opposto, e cioè che acuisca gli svantaggi socioeconomici delle fasce di popolazione più fragili.
Il Covid-19 e gli USA
Il 5 luglio scorso il New York Times ha pubblicato un articolo dal titolo The fullest look yet at the racial inequity of coronavirus (1). Il giornale è riuscito a ottenere dal CDC (Center for Disease Control and Prevention) i dati su 1,45 milioni di casi di Covid, relativi al periodo gennaio-maggio 2020. Questi dati riguardano 974 contee, che nel loro insieme rappresentano circa il 55% della popolazione statunitense. Gli autori del pezzo hanno calcolato i tassi di infezione e di mortalità raggruppando i casi relativi a ogni county per etnia e fascia d’età; e hanno poi confrontato i risultati con le più recenti stime della popolazione effettuata dal Census Bureau (2). La conclusione cui sono giunti è che il coronavirus negli USA ha colpito in modo sproporzionato i cittadini neri e latinoamericani, sia nelle aree urbane che in quelle suburbane e rurali, e in tutte le fasce d’età. In particolare, l’analisi del Times dimostra che i latinoamericani e gli afroamericani hanno avuto il triplo delle probabilità di contrarre l’infezione rispetto ai bianchi, e quasi il doppio delle probabilità di morire a causa del virus rispetto ai bianchi. “Il razzismo sistemico non si manifesta solo nel sistema giudiziario penale”, ha commentato Quinton Lucas, sindaco (nero) di Kansas City. Nel suo Stato, il Missouri, il 40% degli infetti sono neri o latini, benché questi gruppi costituiscano solo il 16% della popolazione dello Stato.
Secondo gli esperti, le circostanze che hanno reso i componenti di queste categorie sociali più vulnerabili al virus sono essenzialmente tre: molti di loro hanno professioni che non possono essere svolte da remoto (come fare le pulizie, il commesso, lavorare in un call center o effettuare consegne a domicilio), dipendono dai trasporti pubblici per i loro spostamenti e abitano in appartamenti angusti o in case in cui convivono più generazioni della stessa famiglia. In poche parole, sono più poveri.
Per esempio, nella contea di Fairfax, appena fuori dai confini di Washington D.C., il numero di residenti bianchi è tre volte superiore a quello dei latini, ma il numero di cittadini latini che è risultato positivo al Covid è quattro volte superiore a quello dei bianchi…
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