I documenti del World Economic Forum. Dal 2015 con Ebola l’élite economica si prepara a gestire le epidemie per trarre profitto da una collaborazione pubblico/privato, ma le caratteristiche del Covid-19 l’hanno colta impreparata: la simulazione di Event 201 aveva sbagliato lo scenario e paga il just in time e l’incapacità politica. Consapevole che deforestazione, allevamenti intensivi e globalizzazione le favoriscono, con il Covid accelera l’organizzazione per gestire la prossima
World Economic Forum, Global Health Security, gennaio 2019: “La quantità e la diversità degli eventi pandemici è aumentata nel corso degli ultimi trent’anni, una tendenza che si prevede si intensificherà. […] La globalizzazione ha reso il mondo più vulnerabile agli impatti sociali ed economici derivanti da focolai di malattie infettive. Una stima di potenziali pandemie per il 21° secolo ne quantifica il costo economico annuale in 60 miliardi di dollari. Un’altra stima misura il costo di una pandemia per influenza in 570 miliardi di dollari l’anno […] Gli economisti valutano che, nei prossimi decenni, le pandemie causeranno perdite economiche medie annue dello 0,7% del Pil globale – una minaccia di dimensioni simili a quella stimata per il cambiamento climatico. È un livello di rischio che le imprese non possono più permettersi di ignorare”.
Da questo documento non trascorrono nemmeno dodici mesi che sul pianeta si diffonde la pandemia di Covid-19. In realtà, il World Economic Forum (WEF), noto per l’annuale incontro a Davos, parla di “rischio epidemie” fin dal 2015. Tuttavia, ciò che emerge dalla lettura dei diversi documenti è che ben poco, nella pandemia di Covid-19, è andato come il grande capitale delle multinazionali ipotizzava, prevedeva, cercava di organizzare. Ne è stato travolto – checché ne dicano ipotesi complottiste varie circolanti in rete, nell’area politica di destra come di sinistra. Ciò non significa che non abbia l’obiettivo di gestire le future epidemie per trarne profitto, come vedremo, e che ora non stia cavalcando quella attuale per uscire da una crisi strutturale (1).
Ebola, 2015
Il “Managing the Risk and Impact of Future Epidemics: Options for Public-Private Cooperation” (2) del giugno 2015, analizza quanto accaduto durante l’epidemia di Ebola in Africa occidentale tra il 2013 e il 2015, per trarne ‘insegnamento’. La chiave di lettura è chiaramente quella capitalistica: “Le epidemie possono devastare le economie e minacciare i grandi investimenti delle multinazionali come quelli delle piccole imprese. Pertanto, mentre molte aziende sono costrette ad agire in base a un senso di responsabilità sociale d’impresa, per un numero crescente di società intervenire, proteggendo operazioni e mercati contro queste minacce, è anche un buon affare. Inoltre, poiché le epidemie possono oggi trasformarsi rapidamente in crisi globali, esse possono avere un impatto anche su quelle imprese che non operano direttamente nelle aree interessate”. Per quanto riguarda direttamente il caso di Ebola, “il focolaio ha innescato una serie di risposte innovative e flessibili di partnership tra imprese, società civile e realtà pubbliche […] che potranno essere applicate la prossima volta che il mondo si troverà ad affrontare un’epidemia del genere”. L’obiettivo dello studio è quindi di “contribuire allo sviluppo di potenziali modelli di cooperazione pubblico-privato per gestire in modo più efficace le future epidemie e anche ridurre il rischio del loro verificarsi”. Vedremo poi nei documenti del 2019 come l’obiettivo sia stato articolato in tutti i suoi aspetti, producendo proposte concrete, ma ciò che più colpisce nel paper del 2015 è un altro passaggio: “L’epidemia di Ebola in Africa occidentale ha rappresentato una sfida senza precedenti per la comunità internazionale, compreso il settore pubblico, le imprese e la società civile. A maggio 2015, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si sono registrati quasi 27.000 casi sospetti o confermati e oltre 11.000 decessi”.
Cinque anni fa, quindi, per quanto il WEF fosse ormai consapevole di quanto le epidemie fossero entrate nel novero degli eventi probabili – il quando era l’unica variabile sconosciuta – considerava i (risibili, se paragonati ai dati dell’epidemia di Covid-19) numeri di Ebola “una sfida senza precedenti”.
Event 201, 2019
Veniamo al 2019. Già il Global Health Security sopra citato, a gennaio individuava gli ambiti nei quali le imprese dovevano agire, collaborando con il pubblico; ma è l’Event 201, del 18 ottobre 2019, a fornire le informazioni più dettagliate…
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