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Restituzione prospettica |
Mario Monti: l’unto
della mano invisibile di Walter G. Pozzi |
Monti e la teologia
del libero mercato: dogmi ed egoismo come nuovo collante sociale |
“C’è
abbastanza luce per chi vuole credere e abbastanza buio per chi non
vuole credere” Alla fine ci sono arrivati. Con l’insediamento
di Mario Monti, l’Italia celebra l’inizio dell’Unipolarismo
politico e della Governabilità tanto cara al presidente Napolitano
e alla sinistra migliorista e riformista. Si tratta, naturalmente, di una imposizione ideologica
valida per tutto l’Occidente che prevede proprio ciò
che Monti, emanazione di poteri altri, è chiamato a fare: l’esautorazione
della politica dalle ‘cose’ economiche. A meno che i partiti
non ‘decidano’ di agire come semplici comitati d’affari.
Cosa che da tempo sono diventati, ma – ed è quanto il
potere economico italiano rimprovera loro – rimanendo ancora
troppo ancorati agli antichi richiami della loro storia – il
rimprovero in questo caso è rivolto al Pd, ormai ridotto a
un ibrido – o a un uso eccessivamente personalistico della politica
– riferito a Berlusconi, va da sé. La mano invisibile è una teologia laica di
cui Monti è la momentanea incarnazione, prima di risalire in
quel cielo da dove è sceso. E pretende atti di fede. Non si può dire che i politici non lo sappiano.
Al punto di essere consapevoli che il rimprovero che i poteri forti
europei rivolgono loro punta il dito sulla incapacità di garantire
Governabilità (parola da leggersi sempre dal punto di vista
dei dominanti). E, a testa china, si sono fatti da parte, i fili dei
pupi retti dall’industria e dal potere finanziario sono stati
momentaneamente recisi in attesa di riallestire lo spettacolino della
politica. E a calcare adesso il palcoscenico sono saliti i burattinai
stessi. Una farsa, comunque, lo è stato sotto tutti i punti di vista. Compresa la dichiarazione di Napolitano, quella di essere arrivati tardi a questo appuntamento, anche se – tranquilli, quindi – appena in tempo per risolvere, con dolore (per gli italiani), la grave situazione. Non che i partiti, tutti ormai, non potessero mettersi d’accordo prima. Fatto è che le priorità di Confindustria erano diventate le dimissioni di Berlusconi, e senza di quelle, da quanto si è potuto capire, sarebbe andata bene anche la morte di Sansone con tutti i fi - listei. Chissà, piuttosto, che Bossi non abbia avuto ragione sostenendo che più del senso di responsabilità, abbia potuto il ricatto economico (con promesse sotterranee di protezione nel caso di un passo indietro) ai danni delle sue aziende. Si vedrà. Ma, tornando al sistema teopolitico di cui Monti
rappresenta la naturale incarnazione, è opportuno cercare di
comprendere perché tale sistema, per potersi realizzare secondo
tutti i suoi crismi ideologici, pretende la pulizia da qualunque scoria
politica; chiudendo in questo modo, nella sostanza se non nella forma,
con l’era parlamentare. E per farlo, non esiste occasione migliore
di una crisi lacerante. Certamente a rimetterci sarà la Costituzione,
resa necessaria (il punto di vista è sempre quello dei dominanti)
dall’Unipolarismo (nel suo travestimento bipolare) con tutti
gli annessi e connessi. Non a caso la forma politica ritenuta idonea alle
nuove necessità economiche, al fine di mantenere una facciata
democratica, è stata il bipolarismo, essendo il sistema proporzionale,
con la sua pretesa di rappresentare i vari soggetti legati alle varie
forme di produzione considerate nella loro verticalità (dal
padronato ai salariati), ormai un ostacolo da rimuovere. Troppo pesante,
per la pretesa del potere economico ormai pronto per lanciarsi alla
conquista del mercato all’insegna di un laissez faire selvaggio,
un sistema di voto che prevedesse una scelta elettorale di classe.
Meglio creare un clima culturale che negasse, ormai, caduto il Muro,
l’esistenza di classi sociali in contrasto tra loro. Secondo la teoria è giusto, anzi, indispensabile,
che nessuno dei soggetti economici si preoccupi, si faccia problema
o carico, direttamente, di agire per il bene di tutti. Guai! C’è una forte analogia tra il pensiero cristiano e quello neoliberista. Secondo Agostino, l’uomo deve scavare nelle profondità di se stesso per trovare Dio e agire di conseguenza grazie alla facoltà che gli è stata donata del libero arbitrio. Per Adam Smith, e qui sta la differenza laica, la sonda che l’uomo butta dentro il proprio animo lo aiuta a comprendere il proprio vero interesse economico, e a indicargli la via da seguire lungo le strade moralmente giuste della realtà mercantile. Basta che nel farlo non infranga la legge. Il neoliberismo, come il cristianesimo, è quindi un modo di concepire il mondo e di viverci all’interno. La buona riuscita è demandata agli umani. Non bisogna peccare né commettere eresia. Solamente crescita sterminata e indeterminata. Dopo Monti, anche in Italia la politica diventerà
un passatempo teorico, una gestione dell’esistente (vecchio
sogno veltroniano), un teatrino a uso e consumo dell’elettorato.
E gli unici scontri sociali ammessi saranno quelli orizzontali, tra
poteri economici contrastanti, come quelli a cui gli italiani hanno
assistito con una partecipazione degna di miglior causa. Conflitti
da cui la necessità della gente sarà esclusa e dai cui
esiti mai niente di buono verrà per lei. Con gesti pacati e parole lente e voce leggera,
Monti è sembrato veramente coincidere con la descrizione che
di lui hanno offerto giornali e televisioni: un uomo mite, accompagnato
dalla moglie, pura essenza in contrapposizione all’esuberanza
fisica di Berlusconi. Ma quelli erano i giorni del fango, della realtà
terrena, gli anni della formazione, della terra che è bassa.
Oggi, le stelle da cui Monti scende sono quelle dei re Mida, del gruppo
Bilderberg, della Trilateral (2), due delle chiese più vicine
alla mano invisibile, là dove si celebra nello sfarzo, anche
se in grande segretezza, il dogma neoliberista.
Leggi anche: Marx
ai tempi del neoliberismo di Giovanna Cracco Monti,
gli chef à penser e l’Enrico IV di Walter
G. Pozzi Il governo
Monti che tanto piace... a chi? di Daniela Bettera e
Lara Peviani La crociata
per l’Unipolarismo politico di Walter G. Pozzi Governabilità!
di Walter G. Pozzi
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